Egregio Presidente del Consiglio, nei prossimi giorni il Tesoro collocherà il 40% del capitale di Poste Italiane sul mercato azionario. Si tratta di una operazione finanziaria importante che avrà ripercussioni, speriamo positive, sul futuro dei servizi postali, sui nuovi investimenti dell’azienda e sulla gestione del risparmio dei cittadini, visto che le Poste raccolgono quasi 500 miliardi all’anno di depositi, finanziando in parte la Cassa Depositi e Prestiti. Ma questa parziale privatizzazione di Poste può e deve diventare anche un’opportunità per rendere più moderne e forti le relazioni industriali nel nostro Paese. Per questa ragione, la Cisl ha fatto una proposta chiara: facciamo partecipare anche i lavoratori alla “Governance” dell’azienda postale attraverso l’azionariato collettivo. Questa sarebbe una svolta storica per il nostro Paese, una sfida sociale e culturale che come sindacato lanciamo al Governo, a tutte le forze politiche ed alle altre forze sociali. Le Poste sono un gruppo industriale consolidato, un asseto strategico, dove lavorano circa 145 mila persone, sparse nei 13200 uffici in ogni parte d’Italia. E’ una azienda sana, tra le piu grandi del paese, che continua ad ottenere risultati e ricavi importanti, grazie al contributo responsabile di tante lavoratrici e di tanti lavoratori, nonostante lo scenario di incertezza economica e di continua contrazione del mercato dei servizi postali. Le Poste possono davvero diventare il “laboratorio” di moderne relazioni industriali proprio attraverso il coinvolgimento diretto dei lavoratori nelle scelte strategiche dell’azienda. La riforma dei contratti e la partecipazione dei lavoratori sono per la Cisl complementari, come due facce della stessa medaglia. Tocca ai sindacati ed alle imprese legare sempre più gli aumenti salariali alla produttività, alla qualità dei prodotti e dei servizi, attraverso la contrattazione aziendale e territoriale, sia nel lavoro privato che in quello pubblico. Ma è giunto il momento di valutare se e come un modello di riferimento simile a quello americano o tedesco possa essere mutuato nel nostro Paese, applicando finalmente l’art. 46 della Cost., non solo per responsabilizzare il lavoratore, ma anche per concorrere ad una “democratizzazione” della finanza italiana. Negli ani 90 con le privatizzazioni, purtroppo, non si realizzarono in Italia cambiamenti decisivi per il sistema-Paese e per la qualità dei servizi offerti alle famigli italiane. Fu davvero una occasione perduta perché tante aziende importanti si sono disperse, sono andate in mani straniere ed hanno avuto una forte regressione sia sul mercato, sia sul piano occupazionale. In alcuni casi si crearono dei grandi monopoli privati al posto di quelli pubblici. Non dobbiamo commettere ora lo stesso errore con le Poste: utilizziamo l’occasione dell’apertura al mercato per riconoscere ai lavoratori un eguale protagonismo ed un controllo responsabile sulle scelte di politica industriale, in modo da rendere più solide e competitive le nostre imprese. In questa prospettiva, serve a poco distribuire o favorire l’acquisto delle azioni singolarmente da parte dei lavoratori, come pare prospettarsi nel caso della quotazione di Poste. Bisogna invece incentivare fiscalmente l’azionariato collettivo in modo che i lavoratori possano indicare i loro rappresentanti nel Consiglio d’Amministrazione o in quello di sorveglianza. Ecco perché l’azienda postale può diventare davvero un “modello” per tutto il mondo produttivo italiano. E’ il percorso concreto per conciliare capitale e lavoro, come più volte ha sottolineato con lungimiranza anche Papa Francesco. Ci sono già tanti autorevoli progetti di legge nei cassetti parlamentari, tante opzioni su questo tema. Noi siamo pronti a discuterne subito ed a dare il nostro contributo. Partiamo dalle Poste per rendere possibile ed esplicita la straordinaria voglia di partecipazione che c’è nella società italiana e nei luoghi di lavoro di cui tanti parlano solo astrattamente. La democrazia economica è lo strumento moderno per controllare ed indirizzare le scelte dei manager e degli azionisti, per modernizzare il capitalismo italiano attraverso il protagonismo responsabile dei lavoratori. Ecco perché ci auguriamo che nei prossimi giorni il Governo possa aprire una discussione trasparente con il sindacato sulla presenza dei lavoratori nella “Governance” delle Poste ed in prospettiva delle altre aziende pubbliche, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi per i cittadini e la produttività del Paese. Ma soprattutto per difendere e tutelare la dignità del lavoro che è la grande risorsa su cui puntare per rendere le nostre imprese più competitive e concorrenziali su un mercato sempre più globale.